lunedì 12 gennaio 2015

Je suis Charlie

N is 88 and used to be a physical education teacher. She's from Berkshire, she went through World War II and lived most of her life in Africa. She has two children, a few grandchildren, an older sister and she lives downstairs.
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N ha 88 anni e faceva l'insegnante di educazione fisica. Originaria del Berkshire, è passata attraverso una guerra mondiale e ha vissuto gran parte della sua vita in Africa. Ha due figlie, vari nipoti, una sorella più anziana e vive al piano di sotto.


When we first moved in this apartment, she left us a greeting card and some chocolates as a welcome to the neighbourhood. She let the Engineer in one rainy and chilly afternoon when he couldn't get into our house, and offered him a glass of wine and a cosy, warm place to wait for me to be back. We brought her sweets and chocolates from Italy and yesterday she invited us for a tea and to watch with her the Vienna concert she recorded on New Year's Day. And for a lot of chat.

We love talking with her as she's one of the most open-minded people I've ever met and she immediately welcomed us, despite us being foreigners, strangers, unknown people. In someway, she adopted us as her grand-children as we consider her as our English granny.

What does this have to do with the Charlie Hebdo attack? Nothing, perhaps. I only wanted to share my tiny little story of integration in a moment where we're all turning against each other's religions, identities, nationalities, as for most people and politicians the only answer against terrorism seems to be to lock the borders and banish strangers from our countries.

I'm not an expert, I really don't know what the answer is. But I like to believe that tolerance, integration and maybe the ability to laugh at ourselves will eventually do the magic.
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Appena trasferiti in questo appartamento, N ci lasciò un bigliettino di benvenuto e dei cioccolatini. Successivamente, un freddo e piovoso pomeriggio di fine novembre, venne in soccorso dell'Ingegnere che non riusciva a entrare in casa, facendolo accomodare nel suo salotto, al caldo, e offrendogli pure un bicchiere di vino in attesa del mio rientro.

Noi le abbiamo portato in varie occasioni dolci e cioccolatini dall'Italia e ieri lei ci ha invitato per il tè e per guardare il concerto di Vienna che aveva registrato a capodanno. E per chiacchierare.
Ci piace parlare con lei perché raramente ho visto persone di quell'età (e in generale) con la mente così aperta. E la sensazione, ormai, è che in qualche modo ci abbia "adottato" come suoi nipoti, così come noi, in fondo, la consideriamo un po' la nostra nonna inglese.

Che c'entra tutto questo con l'attacco a Charlie Hebdo? Tutto sommato niente. Ci tenevo però a condividere questa mia piccola, insignificante storia di integrazione in un momento in cui tutti ci rivoltiamo l'uno contro l'altro per motivi di religione, nazionalità, razza o identità, in un momento in cui la risposta di molti, politici e non, contro il terrorismo sembra essere chiudere le frontiere e scacciare gli stranieri.

Io non sono certo un'esperta e risposte non ne ho. Ma mi piace pensare che tolleranza, integrazione e la capacità, finalmente, di ridere di noi stessi alla lunga faranno la magia.


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