lunedì 31 marzo 2014

A couple of things about volunteering at BHF shop



After my degree, hadn't I become a copy-editor, I'd probably have sought a job in a bookshop. That's why, among the whole lot of charity shops here in Reading, I ended up volunteering at BHF Books & Music and I love every minute spent in there.
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Dopo la laurea, non fossi diventata redattore al Castello (che non è un castello vero, ma semplicemente la casa editrice per cui ho lavorato per oltre 7 anni), avrei probabilmente cercato di finire in una libreria. Il che spiega perché, tra gli innumerevoli charity shop che ci sono qui a Reading, sono finita a far volontariato proprio al bookshop della British Heart Foundation, per gli amici BHF, e adoro ogni minuto che passo lì dentro.


All people are nice, there's always a cup of coffee and a piece o cake to enjoy and, of course, there are tons of books. Of any kind. I love check them on the shelves, see what people buy when they arrive at the till, but what I'm really crazy about is the sorting of donations, wondering who's the former owner of those books, guessing what their job or their passions may be, figuring out how much a kid enjoyed their tiny cardboard books according to how worn they are.

And sometimes I wonder who will ever buy that particular book, so odd and very niche. For example, I found a volume of Italian comic Tex Willer, and right now we have three Icelandic grammars displayed. But the most weird findings so far have been a basic assyrian grammar and a textbook of sumerian language. We gave them a go and I thought they would remain on the shelf for weeks. I sold them both last week!

And this leads to our customers. I've already written about those odd guys I've been bumping into since I arrived here. Well, the BHF shop is as good a meeting place for weirdos as the public library. Once again, I've been asked if I am catholic, right after my interlocutor discovered I'm Italian (what the f***! Is it an obsession?) and Stagger-Guy finally returned, as drunk as ever, after a long absence. My manager wasn't so happy to have him in the shop, and could I blame her?

The most funny, and someway annoying, regular weird... ehm, customer is however the Trolley-Lady. She always arrives 4.45pm, right before closing time, and starts going through all children's books and all the collectables. "I'm sending a gift to my grand-children, they live in Canada. And I have to find something for my son, too. He's a doctor, you know, and his birthday's coming..." She's really chatty, and a bit long-winded, and tends to delay our closing time. When she's in, she's usually the last one to leave the shop before closing. But, hey, she's ok. And, what's more, I can understand what she says. Which can't be taken for granted.

And here comes my understanding of English. Of course, I'm doing great. Incredible improvements since I arrived. Still, sometimes I feel stupid, with people having strong or weird accents speaking to me and I, sigh, can't get a word. And it's even worst when I completely misunderstand what people tell me.

"Do you have videos?"
"What kind of video?"
"Any kind"
"Here all DVDs we have..."
Of course, in my mind videos are videos (movies, clips and so on), unfortunately the guy, and anyone else here, meant videotapes. And I should have heard some bells ringing, as the DVD shelf is quite evident...

Not to mention the epiphany, last week, when the delivery guy asked me for "signature and print" and I answered "I don't know where the print is", thinking of a rubber-stamp. No surprise the guy was staring at me so oddly... He even made a joke, which I didn't get. Hope it wasn't an insult, otherwise it hasn't been a good idea to wish him a nice day!
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I miei colleghi sono tutti carinissimi, una tazza di caffè o una fetta di torta non viene mai negata a nessuno e, naturalmente, ci sono tonnellate di libri. Di tutti i tipi. E io adoro controllarli e sistemarli sugli scaffali, vedere cosa compra la gente che viene alla cassa a pagare, ma quello che veramente mi fa impazzire è fare la cernita delle donazioni, cercando di immaginare chi possa essere il precedente proprietario di quei libri, di intuirne il lavoro o le passioni, di indovinare quanto un bambino abbia amato il suo libro di cartone colorato a seconda di quanto questo è consumato.

E ogni tanto mi chiedo chi potrà mai comprare quel particolare volume, così strano e di nicchia. Voglio dire, ho addirittura trovato una raccolta di Tex, in italiano naturalmente, e in questi giorni abbiamo esposte ben tre grammatiche islandesi. Anche se le cose più strane che mi sono capitate tra le mani finora sono una grammatica di base assira e un testo di lingua sumera. Li abbiamo messi fuori, giusto per, e io pensavo che sarebbero rimasti lì per settimane. Li ho venduti pochi giorni fa!

E qui arriviamo alla clientela. Ho già scritto dei tipi strani in cui mi sono imbattuta da quando sono arrivata qui. Bene, come in biblioteca, anche al BHF shop i freak non mancano. Di nuovo, mi sono ritrovata in quel dialogo dell'assurdo per cui, subito dopo la domanda "Sei italiana?" è arrivata la fatidica "Sei cattolica?" (ma che c****, è un'ossessione questa?), e finalmente è ricomparso Barcollo-Ma-Non-Mollo, ubriaco come non mai, dopo lunga assenza. La direttrice del negozio non è che fosse molto contenta di averlo lì, e come darle torto?

In ogni caso, la più divertente, e onestamente anche un po' 'sta su de doss', matt... ehm, cliente abituale è la Sciura-col-Carrello, che arriva sempre un quarto alle cinque, appena prima dell'ora di chiusura, e comincia con calma a passare in rassegna tutti i libri per bambini e poi tutti i volumi da collezione. "Devo mandare un regalo ai miei nipotini, sa, vivono in Canada. E poi devo trovare anche un regalo per mio figlio. Sa, è un dottore, tra un po' compie gli anni...". Una chiacchierona, e piuttosto logorroica, e puntuale come le tasse ci fa sempre ritardare l'ora di chiusura ed è sempre l'ultima ad uscire dal negozio. Ma alla fine è innocua. E soprattutto la capisco quando parla. Che non è che sia così scontato.

Il che porta al dolente tasto della mia comprensione dell'inglese. Naturalmente, sto andando alla grande e ho migliorato tantissimo da quando sono arrivata, ma ancora mi sento profondamente stupida quando parlo con gente che ha un accento molto forte o un po' strano e io, ahimè, non capisco un beato accidenti. Cosa brutta, battuta solo dalle figure di merda che faccio quando sono convinta di aver capito e invece... 

"Do you have any videos?"
"What kind of video?"
"Any kind"
"Here are all DVDs we have..."
Perché naturalmente nella mia testa videos sono film e affini, ovvero il contenuto. Peccato che qui video sia il diminutivo di videotapes, videocassette, ovvero il supporto. In effetti, pareva strano che il tizio non avesse visto un'intera parete coperta di dvd...

Per non parlare poi dell'epifania di settimana scorsa, quando il corriere mi ha chiesto "signature and print" e io, candida come la vispa Teresa, ho risposto "I don't know where the print is", pensando al timbro del negozio. Peccato che timbro, in inglese, sia stamp e che con print loro intendano banalmente di scrivere il proprio nome in stampatello accanto alla firma. Cosa che peraltro avrei dovuto sapere. E te credo che poi quello mi guardava strano. Prima di andare via mi ha anche fatto una battuta, che naturalmente non ho colto. Spero solo che non fosse un insulto, altrimenti non è stato bene augurargli buona giornata!

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