giovedì 17 gennaio 2013

Impressioni di Stoccolma


Così tante cose da fare e così poco tempo per farle... ma finalmente, dopo un immane lavoro di “spulciamento” tra le moltissime immagini raccolte, riesco a pubblicare il photopost che avevo promesso
Innanzi tutto mi scuso per la qualità delle immagini, so di aver fatto tutti gli errori tecnici che i fotografi veri non fanno, tipo aver lasciato impostato in automatico il bilanciamento del bianco, aver fatto foto di paesaggio in orari in cui non andrebbero fatte, aver alzato eccessivamente gli Iso per fotografare anche con il buio a “mano libera”... ma tant’è, il tempo era quello che era, bisognava girare e soprattutto non avevo con me il cavalletto (che peraltro devo ancora imparare a usare). In ogni caso migliorerò! spero... anzi, se qualche fotografo più esperto passa di qua e ha voglia di dare qualche consiglio sulla base delle foto pubblicate, è ovviamente ben accetto!

E quindi, signore e signori, vi presento... Stoccolma!


Gamla Stan
In svedese gamla stan significa “città vecchia” e, appunto, questo è il quartiere più antico di Stoccolma, situato al centro delle altre isole e penisole su cui si estende l’intero agglomerato urbano. Centro storico medievale, ha bellissime facciate colorate che delimitano le viuzze strette e i vicoli acciottolati, ed è pieno di botteghe che vendono un po’ di tutto e non solo gadget per turisti. Qui, in un negozio di macchine fotografiche e materiale elettrico dove abbiamo comprato un adattatore di corrente, ci siamo fermati a chiacchierare con un fotografo ligure trapiantato in Svezia da più di quarant’anni e molto felice di viverci!
A Gamla Stan si trovano la Cattedrale di Stoccolma e il Palazzo Reale, residenza ufficiale di Sua Maestà Re Carlo Gustavo. Davanti alla facciata principale del palazzo, in una piazza delimitata da due ali porticate che ricordano, in piccolo, quelle di San Pietro a Roma, si svolge il cambio della guardia. Che siamo riusciti a vedere per puro caso perché, gran-botta-di-culo, siamo capitati lì davanti il giorno giusto all'ora giusta, visto che d'inverno non avviene tutti i giorni (qui gli orari).
Gamla Stan vista dai canali
Nei dintorni del Palazzo Reale
Malartorget, di fronte alla fermata della Tunnelbana
Il cambio della Guardia Reale
I vicoli vicono alla cattedrale


Skeppsholmen e Kastellholmen
Si tratta di due isolette, collegate tra loro e alla terra ferma da due ponti, che emergono tra Gamla Stan e l’isola di Djugården, proprio di fronte al Palazzo Reale, che in passato avevano la funzione di avamposti militari difensivi. Kastellholmen è l’isola più piccola e prende il nome dal Kastellet, che poi è la fortificazione seicentesca che vi sorge al centro. Skeppsholmen, un po’ più grande, fino al XIX secolo era base della marina militare – molti degli edifici che vi si trovano erano in origine antichi magazzini navali – mentre oggi è diventata un importante centro culturale che ospita musei e sale espositive.
Il Kastellet, a Kastellhomlen
La punta di Kastellholmen di fronte a Södermalm
Scorci di Skeppsholmen


Södermalm
È una delle zone più recenti della città, ricca di uffici, caffetterie e negozi, ed è anche il quartiere dove si trovano i “luoghi” di Stieg Larsson (tra parentesi, se non avete letto la sua trilogia, fatelo perché è meravigliosa). Noi ci siamo limitati a risalire parte di Götgatan, passando sotto la redazione di Millennium, e a salire la scalinata che porta a Mosebacke Torg e Fiskargatan, sotto la casa di Lisbeth Salander. Davvero caratteristica, peraltro, Mosebacke, che conserva l’atmosfera dell’antico villaggio e da cui si gode una vista mozzafiato sui canali e sul resto della città.
Scorci e vetrine in Götgatan
Le colline di Södermalma
Mosebacke e Katarina Kirka


Östermalm
Zona ovest di Stoccolma, era un’area rurale fino alla fine del XIX secolo, quando venne trasformata in un elegante quartiere residenziale con ampi viali. Qui si trova l’Östermalmshallen che è poi un enorme mercato alimentare coperto, in cui molti banchi fanno anche servizio per il pranzo (con prezzi da gastronomia di lusso), e in cui si trova di tutto, dalla cucina orientale al banco del pesce, dalle verdure alle marmellate ai dolci ai prodotti d’importazione soprattutto italiana, come la pasta campana trafilata al bronzo e formaggi tipici del Sud.
Östermalmtorg, Humlegården, la statua di Hjalmar Söderberg
Hedwig Eleonora Kirka
Linnégatan
Banchi a Östermalmshallen
Skansen
Faceva freddo e spesso piovviginava, ma siccome preferivamo respirare l’aria della città e stare fuori, in strada, per vedere la vita locale scorrere sotto i nostri occhi, l’unico museo che abbiamo visto è stato appunto un museo a cielo aperto. Skansen si trova su una collina a Djurgården, isola che si trova proprio di fronte a Skeppsholmen e che anticamente era la riserva reale di caccia (dal poco che sono riuscita a capire della lingua svedese djur significa animale), oggi preservata come area protetta. Skansen è di fatto un tempio dedicato alla vita dei paesi nordici nelle sue diverse forme, dagli animali – come volpi artiche, renne e alci – alle ricostruzioni della vita contadina svedese nel corso del Sette e Ottocento o della cultura lappone. La parte più interessante è proprio quella dedicata alla vita cittadina e rurale pre industrializzazione, perché tutti gli edifici – case, fattorie e botteghe – sono autentici, portati qua da diverse zone della Svezia. Quindi si può entrare nella casa del maestro, che fungeva anche da scuola, o nella casa del magistrato, dove si trovava anche l’aula di tribunale per le udienze, e in ogni edificio si trova una guardia museale in costume d’epoca che, su richiesta, spiega cosa si sta guardando e risponde alle domande dei visitatori. Assolutamente da non perdere!
La volpe artica
Il quartiere cittadino, ovvero la ricostruzione della Stoccolma ottocentesca
Le abitazioni contadine e il pranzo di Natale del XIX secolo
La scuola di campagna del XIX secolo

Luci, suoni, profumi e sapori
Come ho detto, nonostante il freddo e una pioggerellina scostante che andava e veniva, per quattro giorni abbiamo scelto di fare i flâneur, uscendo dall’hotel quando cominciava ad albeggiare, alle nove-e-mezza!, e rimanendo fuori fin dopo l’ora di cena. Abbiamo guardato monumenti e vetrine di negozi – splendide quella della NK, una specie di Rinascente svedese, tutte a tema fiabesco – abbiamo visto le luci che si accendevano già alle tre del pomeriggio, quando ormai era tramonto avanzato, abbiamo guardato un sacco di bambini e ragazzi e adulti pattinare sulle piste, gratuite!, allestite nei parchi cittadini. Ci siamo infilati nei pub a bere birra svedese e assaggiare cibo locale. Abbiamo cercato di mischiarci alla folla e imparato che tack vuol dire "grazie", che hej vuol dire "ciao", che fika è la merenda pomeridiana e che gatan (che vuol dire "viale" o "via", ancora non mi è chiaro) si pronuncia gotan.
Abbiamo capito che Stoccolma non è una città che si espone, che si mette in mostra con prepotente arroganza. Abbiamo intuito, magari sbagliando, che qui non è la grandeur ma l’understatement. Con il suo inequivocabile fascino!
Luci e buio
Pranzo in un bistrot di Gamla Stan a base di salmone marinato e zuppa di gulash
Il canale Norrström, tra Gamla Stan e la City
Jannson's temptation, quiche di formaggio e birra svedese
La fika in caffetteria
La pista di pattinaggio in Kungsträdgården
Pippi Calzelunghe nella vetrina NK
Vetrine a Gamla Stan
I gabbiani davanti allo Strömbron.

Per i consigli utili alla visita della città vi rimando ai prossimi giorni con un post dedicato. Stay tuned!

2 commenti:

  1. Al gabbiano non è piaciuto che tu l'abbia fotografato..
    Bellissima città, e anche bellissime foto. Certo, io non sono una fotografa, non ho nemmeno capito gli errori che hai scritto tu, pensa te! Però le foto brutte le so riconoscere, e queste non lo sono.
    Alcuni nomi li ho riconosciuti proprio perché ho letto la trilogia, ed ora aspetto l'ultimo capitolo della tua trilogia su Stoccolma, chissà che non riesca ad andarci.

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  2. Vai, vai assolutamente appena riesci perché merita! Sì, il gabbiano mi ha guardato parecchio male, anche perché era un quarto d'ora che gli giravo intorno per riuscire a fotografarlo da vicino (ho la fissa dei gabbiani, mi piacciono tantissimo!) e mancava poco che mi mettessi a urlargli di stare fermo e sorridere in camera :-P

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