mercoledì 26 dicembre 2012

Il risotto di Santo Stefano

No, non sono sparita, anche se sono passate più di due settimane dall'ultima volta che ho scritto qualcosa. Non sto a dilungarmi sul fatto che tra superlavoro e preparativi natalizi arrivavo alla sera troppo stanca per accendere il computer, in ogni caso eccomi di nuovo qua, a fare gli auguri a tutti voi che siete passati e passerete di qua, che vi siate mai palesati oppure no!



martedì 11 dicembre 2012

#leaveamessage: regala pensieri positivi!


Ho appena compilato il modulo online per pagare l'F24 della seconda rata dell'Imu, quindi non sono particolarmente carica di pensieri positivi, tuttavia... siamo nelle vicinanze del Natale, forse uno dei più malinconici e magri e grigi degli ultimi anni - sigh! - e quindi i pensieri positivi sono più che mai indispensabili!

 
Così, ci tenevo a segnalarvi la seconda edizione di un'iniziativa un po' speciale, un'idea originale di Chiara alias Wonderland, colei che anima il blog Ma Che Davvero? Venerdì 14 dicembre torna #leaveamessage, un'intera giornata in cui disseminare in giro per la vostra città, sulle panchine, i parabrezza delle auto, i sedili degli autobus, tanti bigliettini contenenti pensieri positivi che, cito Chiara, "ci invitano a riscoprire i piccoli piaceri della vita o a trovare il coraggio per inseguire la felicità". 

sabato 8 dicembre 2012

I'm dreaming of a white Christmas?

A Milano è arrivata la prima neve. Un spruzzata, a ben guardare, ma ieri pomeriggio sembrava non volesse mai smettere, con quei fiocchi che danzavano vorticosamente, imbiancando piano piano le cime degli alberi ormai quasi completamente spogli. Questa qua sotto è la mia maggiorana stamattina, quando insieme al sole è arrivato anche un gelo polare.



























martedì 4 dicembre 2012

La donna della domenica
Ovvero la mia prima volta con Fruttero e Lucentini

E finalmente dopo un incredibile e colpevole ritardo, come strenna natalizia anticipata arriva la recensione, che avevo promesso qui e qui. E che sembra ormai fuori stagione, come un microbikini in valigia per andare a passare il capodanno sulle Alpi, ma che ci volete fare... mi ero intestardita a scriverla, quindi eccovela!



Se di lavoro si muore



In realtà stavo preparando un altro post per oggi. Solo che ieri sera, guardando Gramellini a Che tempo che fa, ho sentito per la prima volta parlare di Isabella Viola e della sua storia, passata un po’ in sordina sui giornali e i quotidiani nazionali. Questa donna aveva più o meno la mia età. Ed è letteralmente morta di fatica. Nel 2012. In Italia. Non in Africa, non nel terzo mondo. È morta di fatica in un paese che fa parte del G8, che nonostante spread, triple A che vengono messe e tolte come cappotti, un Pil terrificante e un sacco di problemi, rappresenta comunque una delle principali economie mondiali.

sabato 1 dicembre 2012

Il blog si veste di...

Poche righe per illustrare la sorpresa annunciata qualche post fa e che potete vedere qua intorno: oggi è il primo dicembre, i bambini aprono la prima casellina del calendario dell'Avvento e quindi ho deciso di vestire il blog di Natale.



Come ho scritto nella bio qui accanto, questo spazio rappresenta per me una sorta di laboratorio, un luogo dove sperimentare, mostrare e mettere in ordine tutto quello che mi piace fare, dalla scrittura, alla lettura, dalla fotografia alla cucina, fino alla grafica. Già da tempo pasticciavo con Photoshop, ultimamente ho iniziato a pastrugnare anche Illustrator, Natale si stava avvicinando così qualche settimana fa ho provato a realizzare header e sfondo tematici per addobbare il blog. Siccome il risultato mi ha particolarmente soddisfatto, lo condivido con voi, e spero vi piaccia come piace a me :-)

lunedì 26 novembre 2012

Niente lacrime per la signorina Olga




Il mio sogno nel cassetto (uno dei tanti) sarebbe diventare autrice di gialli di successo. O meglio. Diventare un'autrice di gialli sarebbe già un ottimo punto di partenza. Al successo ci pensiamo poi. Quindi, in attesa di trovare l’idea geniale per scrivere la mia personale detective story, divoro quelle altrui. Il problema è che avendone ormai lette moltissime sono diventata di gusti difficili e piuttosto criticona per quanto riguarda gli intrecci. Come se non bastasse, un po’ per dote naturale, un po’ per deformazione professionale, sono un “cane da tartufo” per refusi e, soprattutto, incongruenze, errori di stesura, contraddizioni nel testo. E quando ne trovo, soffro.
Ma quel personaggio, in quel momento, non c'era e adesso invece si racconta che era presente. Frenetico rumore di pagine sfogliate per guardare qualche passo prima. Sarò io che non ricordo? Avrò letto male? Mi sono distratta? Non ero attenta? No. C’è l’errore nel libro. Nero su bianco.

domenica 25 novembre 2012

Aggiornamenti

In realtà stavo preparando una recensione all'ultimo libro letto (senza contare che ne ho indietro anche un'altra, promessa tempo fa e che giuro, giuro arriverà) ma non ho ancora finito di scriverla e ho bisogno di rileggerla a mente fredda. Adesso non riesco più a mettere insieme le parole nel modo giusto così, citando Rossella O'Hara, ci penserò domani.
Stasera sono sola soletta, con il portatile sulle gambe a scrivere, navigare e guardare le puntate della nona stagione di Grey's Anatomy (sì, quella che stanno trasmettendo adesso negli Usa. in inglese. senza sottotitoli. una faticaccia) gentilmente offerte dall'amica e collega S, pusher di fiducia di materiale scaricato dal web.


mercoledì 21 novembre 2012

Di mercatini, discariche e teatri

Come scritto qualche post fa, a ottobre l’Ing e io abbiamo imbiancato casa e rivisto la disposizione di alcuni mobili. Il che ha comportato naturalmente lo svuotamento dei suddetti mobili, per riuscire a spostarli, e di conseguenza una delle mie attività preferite: l’eliminazione di quello che non serve più.
Ora. Io sono una che tende a non buttare via niente perché mi affeziono, per di più non mi piace buttare via cose che magari sono ancora sane solo perché non mi servono o non mi piacciono. Solo che non sapendo a chi darle, finisce che rimangono per mesi, magari anni, in cantina o in box. Così finalmente sabato mi sono decisa e ho cominciato a portare parte di queste cose a un mercatino dell’usato dove magari troveranno qualcuno a cui servono davvero. E mentre giravo per gli scaffali di questo mercatino, ammirando servizi di piatti e bicchieri, completi da uomo, orologi a cucù, passeggini e seggiolini per auto, giocattoli e sedie e sgabelli e tavolini, riflettevo che ci circondiamo veramente di un sacco di oggetti. Ma davvero tanti, tantissimi. Troppi. Cose che magari compriamo per impulso, o che ci regalano perché determinate occasioni impongono che si debba fare un regalo, e che però non useremo mai.

martedì 13 novembre 2012

La ricetta del lunedì (pubblicata di martedì)




Che poi sarebbe la ricetta della domenica, a voler essere del tutto sinceri, che è l’unico giorno in cui ho più tempo per cucinare e soprattutto in cui riesco a fare le foto ai piatti usando la luce naturale. Solo che per scrivere post e fare un minimo di postproduzione con photoshop ci vuole il suo tempo e avevo quindi deciso che l’avrei pubblicata di lunedì, inaugurando quella che vorrei diventasse una rubrica fissa. Peccato che nemmeno lunedì sia riuscita nell'intento, dato che tra lavoro, corso d’inglese serale, cena e non più rimandabili opere di restauro (“È una scena devastante”, è stato il commento dell’Ing quando, sbirciando in camera da letto, mi ha trovato con la mano destra che guidava il silkepil su una gamba e la sinistra che reggeva questo libro) la serata è volata.
Insomma, alla fine la ricetta la pubblico di martedì. Il piatto è il più classico dei classici e uno dei miei preferiti, il risotto ai funghi porcini. Mi rendo conto che il web è pieno di ricette come questa e sono praticamente certa del fatto che la mia non aggiungerà nulla di nuovo, tuttavia ci tengo a condividerla, un po’ perché per me è davvero una specie di comfort food, un po' perché sono particolarmente soddisfatta del risultato ottenuto e un po’ perché mi piace come l’ho impiattato, con il coppapasta, come fossi una cuoca professionista :-)

lunedì 5 novembre 2012

Se un giorno, d'autunno...


Quando ho aperto il blog, pensavo che mi sarebbe piaciuto riempirlo di racconti e appunti e foto di viaggio, resoconti da condividere ogni volta fossi andata da qualche parte. E non è stato un caso, dunque, che abbia così inaugurato questo spazio web. Poi però, tra vicissitudini lavorative e familiari, viaggi progettati e poi dovuti annullare, altri post di questo tipo non ce ne sono più stati. Così non vedevo l’ora di raccontare di quest’ultimo fine settimana alla scoperta della Strada del Vino Colli del Trasimeno.
Dell’Umbria, finora, avevo visto solo Perugia, Assisi, Orvieto e Gubbio, mentre la zona del lago non la conoscevo per niente. Sono davvero felice di aver colmato la lacuna. Ho riscoperto i colori dell’autunno nei vigneti già vendemmiati, con le foglie di vite che cominciano a colorarsi di rosso. Mi sono riempita le narici del profumo del mosto e di quello delle foglie bagnate dalla pioggia, dell’aroma dei caminetti accesi dentro i casali di pietra, dell’olio d’oliva e del freddo. Perché anche il freddo ha un suo odore.

sabato 27 ottobre 2012

Una confessione... e un tutorial

La verità è che io avrei voluto fare la ballerina e calcare le scene teatrali. Da piccola avevo anche un bel libro, che si intitolava "Fiabe e Balletti", con le immagini in bianco e nero della Fracci e di Nureyev che interpretavano La Bella Addormentata e Cenerentola. E la cosa che desideravo di più era mettere un tutù rosa e le scarpette. Poi, be', l'immaturità di bambina (come sanno essere noiose le lezioni di classica per le seienni) mi ha fatto smettere presto e ricominciare da adolescente con il moderno. Non sarei mai diventata la Fracci ed essendo cresciuta in una famiglia molto concreta ho intuito che difficilmente avrei potuto mangiare con la danza. Però non ho mai smesso di studiarla. Anzi, crescendo ho cominciato ad apprezzare le lezioni di classica, ho studiato contemporanea, ho aggiunto il tip tap e continuo a dedicare almeno due serate della mia già piena settimana a scaldamuscoli e scarpette. E qualche volta in teatro ci finisco davvero, sempre per spettacoli amatoriali e autoprodotti, e ogni volta mi diverto tantissimo. Arrivare presto per le prove, organizzare i camerini (più spesso i corridoi) per cambiarsi, dividere uno specchio con altre tre persone per truccarsi, seguire l’organizzazione, appendere scalette nel backstage. E alla fine di tutto rimettere a posto i costumi, spegnere luci, andare via per ultima, o quasi. Insomma, è la mia dimensione.
Comunque, questo per dire che qualche tempo fa dovevo prepararmi un costume per un balletto ispirato al mondo del burlesque, per il quale mi serviva un’acconciatura un po’ originale e, soprattutto, veloce dato che avevo cambi molto ravvicinati. Così, visto che il tema ultimamente è piuttosto di moda, ho girato un po’ di negozi alla ricerca di qualche accessorio adatto e ho trovato uno splendido cerchietto con applicato un minicilindro nero con veletta. Praticamente perfetto! Peccato che il prezzo di 40 (QUA-RAN-TA!) euro fosse “leggermente” sopra il budget che mi ero prefissata. Così, pensa che ti ripensa, ho deciso che avrei fatto da me, con un cerchietto di plastica preso al supermercato e materiali di recupero. E questo è il risultato :-)




venerdì 26 ottobre 2012

Una ricettina per far sapere che ci sono ancora

Allora, la casa è finalmente imbiancata e, anche se siamo ancora in alto mare dal punto di vista del riordino post tinteggiatura e cambio disposizione dei mobili, sono molto molto orgogliosa del risultato. Soprattutto dello splendido azzurro con cui abbiamo tinteggiato una parete della camera da letto. Comunque. Non mi sono dimenticata i due post che avevo promesso, anzi, il tutorial è quasi pronto, ma nell'attesa ne approfitto per proporre una ricetta fatta qualche tempo fa, per colpa di una spesa sbagliata, e che mi aveva dato grandissima soddisfazione :-)
Il fatto è che avevo comprato mezzo chilo di prugne nere, di quelle piccole, a forma di ovetto, grandi come un nocciolo di pesca. Purtroppo, pur essendo già molto mature al tatto, non lo erano per nulla al gusto. Non erano "cattive", ma alla fine restavano lì, non veniva voglia di mangiarle. Siccome sono moralmente contraria agli sprechi, soprattutto di cibo, quelle prugnette antipatiche in frigo le dovevo smaltire, prima che ammuffissero e magari mi rovinassero l'altra frutta. Così, fatte un po' di ricerche in internet, ho trovato questa ricetta sul CavolettodiBruxelles che subito mi ha ispirato, anche se...
Il problema è che l’originale cavolettiano prevedrebbe grappa e cannella nell’impasto, ma a me in casa mancava la prima e la seconda la detesto. Visceralmente. Così, ecco la ricetta “à ma manière”:


venerdì 12 ottobre 2012

Lavori in corso


Avevo in mente almeno due post da scrivere in questi giorni. Uno è la recensione dell’ultimo romanzo che ho letto, l’altro un mini tutorial su come realizzare... sorpresa! Diciamo che potrebbe essere utile per chi ha in programma di partecipare a qualche festa in maschera per Hallowe’en* ;-)
In ogni caso, i post sono tutti nella mia testa, ma non hanno ancora trovato la strada verso la tastiera. Il problema è che, causa una non più rimandabile imbiancatura dei muri di casa, ho passato le ultime serate a tirare giù libri, eliminare l’eliminabile e preparare lo spazio di lavoro. Il risultato è che il nostro appartamento sembra un campo di battaglia, mi stanno tornando gli incubi di quando l’Ing e io facemmo il trasloco - e per mesi restammo senza allacciamento del gas e con tutta la nostra esistenza chiusa tra box e cantina - e soprattutto devo trovare il modo, e il mezzo, per andare all’Ikea a comprare alcune cose necessarie, visto che cambieremo la disposizione dei mobili.
E... niente, questo per dire che, contrariamente ai tentativi falliti del passato, non sto lasciando morire prematuramente questo blog. Anzi, conto di riuscire a diventare più costante. Solo che, prima, c’ho da imbiancare! Insomma, stay tuned ;-)

* ho deciso di scriverlo come fa JK Rowling, ormai entrata di diritto nell’olimpo dei miei scrittori preferiti (ve ne parlerò, prima o poi...)

venerdì 28 settembre 2012

Quel curioso concetto che si chiama libertà...


Non so. La levata di scudi della stragrande maggioranza dei direttori e giornalisti di punta italiani in difesa di Sallusti un po’ mi preoccupa e mi spaventa. Come se in pericolo ci fosse davvero la libertà di opinione e di stampa e il direttore del Giornale fosse l’agnello sacrificale che emenderà questa Italia dal regime totalitario della magistratura rossa.
Personalmente credo che se l’Italia si trova attualmente al 61° posto della classifica di Reporter Senza Frontiere – preceduta da numerosi stati sudamericani, asiatici e africani tra cui la Corea del Sud e la Nigeria – la colpa vada ricercata altrove. E certo la libertà di stampa non si misura con la possibilità di diffamare. Perché, alla fine, di questo si tratta. Le condanne in primo e secondo grado, confermate dalla Cassazione, non sanzionano certo lo stile, il taglio e certe opinioni iperoscurantisti, ultracattolici e vagamente veterofascisti di cui il pezzo a firma Dreyfus (e la scelta dello pseudonimo è quantomeno discutibile) è abilmente infarcito. 
La magistratura ha rilevato che, semplicemente, in quell’articolo sono stati raccontati fatti non veri, anzi smaccatamente falsi. Che non sono, poi, mai stati rettificati dal quotidiano. Poco importa che, con un grandioso coup de théatre e al riparo della sua carica da parlamentare, Renato Farina abbia infine confessato di essere lui l'autore dell'articolo.
Il direttore è e rimane “responsabile”. Fa parte del suo ruolo, è scritto sul colophon. Rientra nello stipendio, profumatissimo, che percepisce. Il direttore detta la politica editoriale. Controlla che i suoi giornalisti si attengano a questa linea. Che rispettino la deontologia professionale. E che quindi, magari, verifichino le notizie prima di darle in pasto alle rotative. Sallusti ha accettato di pubblicare una vera porcata. E ne è responsabile. E ne deve comunque rendere conto. E pagare.
Si può discutere sull’opportunità o meno di mandare in carcere chi si macchia del reato di diffamazione, preferendo multe, ammende, lavori forzati o socialmente utili. Ma resta intatta la responsabilità di chi ha “sbattuto il mostro in prima pagina” senza verificare che esistesse davvero. E questo con la libertà di stampa e di opinione ha ben poco a che vedere. 

mercoledì 26 settembre 2012

Come ti risolvo il pranzo quando nel frigorifero c'è l'eco



Domenica. Interno giorno.
“Ehi, Ing, che ne dici se faccio il risotto per pranzo?”
“Sì, fantastico, ottima idea! Come lo fai?”
“...”

Ok. Il buon senso suggerirebbe di non proporre per pranzo un piatto se non si è certi di avere a disposizione gli ingredienti base, e nella fattispecie avevo il frigo praticamente vuoto, no zafferano, no funghi secchi, no carciofi, no radicchio, pesce e frutti di mare neanche a parlarne, insomma, niente di quanto normalmente si usa per fare un risotto come si deve. Fortunatamente mi era rimasta in fresco una bottiglia di spumante ancora intatta, avanzo del pranzo di compleanno dell’Ing. E sul balcone il rosmarino era, è, ancora miracolosamente vivo. Insomma, la soluzione è stata fare il risotto al rosmarino e Prosecco... senza il Prosecco.

venerdì 31 agosto 2012

Aspettando settembre


Quello di cui, negli ultimi tempi, ho sentito molto la mancanza sono gli stimoli.
Non mi lamento del mio lavoro – già averne uno, direte voi – e del resto è quello che volevo fare o quasi. Il fatto è che io non incarno esattamente la giornalista d’inchiesta che svela le magagne dei politici e fa interviste scomode, non ho informatori di cui proteggere l’identità né faccio appostamenti alle tre di notte davanti alla casa del ministro di turno per scoprire che di nascosto riceve capi della mafia russa.
No. Quello che faccio è senz’altro più semplice e, per quanto bello e interessante, a volte un po’ ripetitivo. Non mi dà abbastanza stimoli. Si entra in redazione alle 9, si esce alle 18, si va a casa, si cena e... ci abbatte sul divano davanti alla televisione. Anche se magari non trasmettono nulla di interessante, cioè quasi sempre.


giovedì 2 agosto 2012

Summer time


Per me il momento in cui si tirano le somme, si chiudono bilanci e ci si apre alle novità è l’estate, certo non il 31 dicembre. Perché a giugno e luglio ci sono gli esami, chiudono le scuole, terminano i corsi di palestre e altre attività che ci tengono impegnati da settembre, si esce dalla routine in modo graduale e per un periodo più lungo rispetto agli effettivi giorni di ferie che si hanno. È uno stacco reale, percepibile, dopo il quale qualunque cosa ti aspetti è comunque nuova, anche senza esserlo davvero.
Il fatto è che in questi giorni sono decisamente arrivata al livello di saturazione di un anno davvero denso, in cui ho fatto moltissime cose. E adesso che sto vedendo avvicinarsi le ferie, mi rendo conto di tutta la stanchezza accumulata in 12 mesi. In ogni caso sono contenta. Non come se mi aspettasse il viaggio per le capitali del Nord che avevamo progettato e a cui abbiamo dovuto, al momento, rinunciare, ma sono contenta.
Sono contenta perché è comunque il periodo del riposo e dell’uscita dalla routine. E della possibilità di fare nuovi progetti. E questo è sempre entusiasmante.

giovedì 12 luglio 2012

La nevrosi del vicino è sempre più verde


Quando l’Ing e io abitavamo a Precotto, prima di approdare qui a Pleasantville, condividevamo il pianerottolo con il vicino V.
Il vicino V era un personaggio strano. Dormiva di giorno, non si alzava mai prima delle sei di sera e poi restava sveglio praticamente tutta la notte. Viveva da solo, ogni tanto passava a trovarlo la madre e da casa non usciva praticamente mai. La leggenda vuole che fosse caduto in depressione quando, dopo lo scudetto del 1989, l’Inter cominciò la sua lunga stagione perdente, ma si tratta di voci di pianerottolo mai confermate.
Comunque, dicevo... non usciva quasi mai ma ogni tanto era costretto e quindi apriva la porta di casa, scavalcava lo zerbino e chiudeva a chiave. La prima volta che lo sentii uscire fece talmente tanto rumore che corsi a vedere allo spioncino cosa succedeva. Mi si presentò questa scena: un tipo allucinato, bianco come un cadavere, con indosso una tuta di colore improbabile, un vecchio giaccone, una sciarpa di pile colorata e un cappello a cloche da pescatore che chiudeva otto – 8!!! – serrature, benediva la porta blindata con un segno di croce, le lanciava un bacio e scendeva le scale. Un. Vero. Pazzo.
Ovviamente dopo quell'episodio, ogni volta che sentivo scattare la prima delle 8 serrature andavo perfidamente a godermi lo spettacolo.

mercoledì 20 giugno 2012

Un pranzo a metro zero


Il fatto è che la farfallina africana, ‘cidenti a lei, mi faceva fuori tutti i gerani. Così siamo passati alle surfine... oh, le surfinie... peccato che per farle diventare belle e rigogliose bisogna dedicarci molto più tempo di quello che una trentenne milanese e lavoratrice ha normalmente a disposizione. Così, quest'anno, di comune accordo con l’Ing (“Guarda che io ero di questa idea fin dall’inizio”. “Lo so, ma io volevo il balcone come quelli del Trentino. Ora ho scoperto che non sono capace”) si è deciso per il mini orto da fioriera. Diamo quindi il benvenuto a basilico e insalata accanto alla vecchia erba cipollina, unica superstite di quattro anni di sperimentazioni botaniche sostanzialmente fallite.



Grande soddisfazione! Anche perché a differenza delle poco collaborative surfinie, queste piante crescono a vista d’occhio e soprattutto hanno anche una loro utilità: se magnano. E come direbbe la mia amica D, che è molto più avanti di me visto che sul suo balcone ha anche pomodori, melanzane e zucchine, il primo raccolto non si scorda mai!

giovedì 31 maggio 2012

J, sgarruppata e felice


N è italiana, vive a Milano, ha un diploma di liceo e qualche esame all’università. Ha un lavoro da colletto bianco in una grandissima azienda, un contratto di quelli che fanno invidia e uno stipendio niente male.
J è francese, vive a Lione, non ha grandi studi alle spalle, niente maturità (o Bac, come lo chiamano lì), solo un diplomino professionale per lavorare come “vendeuse”. Che è poi un modo più elegante di dire commessa. Lavora in un negozio di scarpe e il suo stipendio quasi non supera i mille euro.
N è sposata. Anche suo marito lavora in una grande azienda, ottima posizione e ottimo stipendio. Hanno ottenuto facilmente un mutuo agevolato per comprare casa e ora abitano in un bel palazzo di un quartiere signorile.
J convive. Il suo compagno lavorava per un’agenzia che svolgeva indagini di mercato e interviste ai passanti. Ma l’agenzia ha chiuso e lui ha perso il lavoro. E in questo momento prende solo il sussidio di disoccupazione. Abitano in affitto, in un quartiere popolare, pieno di immigrati, in cui i negozi sono tutti di proprietà di arabi e indiani, a volte cinesi.
N ha due figli piccoli, belli e sani. Ha trovato posto per iscriverli al nido comunale così non deve stare a casa dal lavoro. Ogni tanto prende e parte con loro per qualche giorno. A volte al mare, a volte in montagna, così riesce a far cambiare loro aria. Le ferie non sono un problema.

mercoledì 18 aprile 2012

Non pulite questo sangue

In una notte di luglio di 11 anni fa la democrazia è stata brutalmente sospesa. 93 persone sono state massacrate dalle forze dell’ordine all’interno della scuola Diaz di Genova in un episodio che un vicequestore al comando di uno dei reparti del blitz definì “macelleria messicana”. Di quelle 93 persone, chi non ebbe la “fortuna” di riportare lesioni così gravi da dover essere trattenuto in ospedale, venne arrestato e condotto nella caserma di Bolzaneto dove si consumarono ulteriori abusi e umiliazioni. Il tutto "giustificato" da prove che le indagini e i successivi processi hanno dimostrato essere false, fabbricate ad arte. L’esito giudiziario di questa vicenda è stata la condanna di una parte degli agenti che parteciparono al blitz nella scuola, nonché la condanna di poliziotti, guardie, medici e infermieri in forza a Bolzaneto. Condanne lievi, cui sono seguiti ricorsi che probabilmente si concluderanno con la prescrizione dei vari reati commessi. I 93 della Diaz, sospettati di appartenere al blocco nero e per questo arrestati, sono stati invece prosciolti da ogni accusa.
Di questa "morte accidentale della democrazia" esistono poche, quasi nessuna documentazione foto o video. Ci sono testimonianze e articoli e libri (come questo), ci sono stati documentari e servizi tv e speciali che hanno ricostruito quello che accadde in nelle convulse giornate del G8, durante gli scontri di piazza. E da venerdì scorso è nei cinema questo film, che per immagini ricostruisce quanto avvenne all'interno della Diaz e di Bolzaneto.
Non ho le parole per commentare in modo equilibrato un episodio di inaudita violenza che è uscito troppo rapidamente dalle coscienze. Un episodio su cui si sono andati a sedimentare altri casi (Aldrovandi, Cucchi, Uva, Bianzino...), anche questi quasi ignorati e troppo presto dimenticati dall'opinione pubblica. Ma soprattutto sui quali la magistratura non ha saputo dare risposte soddisfacenti e le poche date sono state il frutto della perseveranza e testardaggine delle vittime o dei loro parenti.
Si tratta di vicende che meritano di continuare a stare sotto i riflettori, che se ne continui a parlare e, soprattutto, che si continui a chiedere a gran voce agli organi competenti giustizia vera. Non solo per le vittime di queste violenze, ma anche per se stessi. Perché se si finisce nelle mani dello Stato, colpevoli o innocenti, non si può mai, e in nessun modo, perdere il diritto al rispetto della propria persona, alla salvaguardia del proprio corpo e della propria salute. E soprattutto alla dignità umana.


lunedì 2 aprile 2012

Vernazza e le altre


E poi ci sono quei viaggi che fai e gli altri più di tanto non capiscono il perché. Come andare alle Cinque Terre in bassissima stagione. E a pochi mesi dall'alluvione che ha spazzato via Vernazza e Monterosso. E non sai esattamente quel che troverarai. E un po' il timore di essere inopportuno ti viene. E però si parte lo stesso.